ATTO 96
Di tutta la pioggia e i boschi
di tutto lo sforzo e il sonno
di tutte le dita e la fronte
di tutti gli occhi e le tastiere
di tutti gli urli e i balli
scriverò trenta fogli
quelli che fanno l’abitudine,
che costruiscono il neurone giusto
che fanno la mattina buona,
e così la smetto di saltare
fare il qua e fare il là,
fare il pieno del vuoto
il cazzuto dovere di un piacere,
il cambiare cosa
il cambiare come,
il problema del nome del problema,
tanto conta solo l’intensità
a fondo perduto,
la leggerezza della profondità,
la resa totale a ciò che non cambierà mai,
l’investire in ciò che non porta a niente se non piacere,
il dono della ferita
il dono della fatica,
qualcuno voleva avere ragione dentro di me
e creava l’involucro di sempre e che mai più esiste,
e il magnete gigante è fatto di piccole abitudini quotidiane
piccole come questa,
mettersi qui e fare finta che ci sia una parola importante
a scrivere la mente,
a fare una strategia,
c’è solo un’atmosfera e un’atmosfera sola
di me che ti amo cosi’tanto
e ti ho cercato così tanto
sopra in fondo in mezzo oltre e dentro
quelle pelli che sono le emozioni,
cosi reali e per niente ferme,
c’è solo qui in questo sedersi il tempo
del respiro scaldato di un’impressione
che va oltre il tempo di un me
finalmente amorevole al tocco
di un infinito ardore caldissimo che ha cotto la paura,
solo questo, il nulla che facciamo
per reagire più,
agire qualcosa che basta,
perfetto nella sua invisibilità
magnifico nella sua impotenza,
sontuoso nel suo smisurato fallimento
perchè tanto va bene,
va bene cosi.