ATTO 93

Il pianto è cosi forte : un’acqua del cielo che ha pulito il buio.
I visceri si sono sollevati: ruscelli esplosi dalle pietre.
Ho visto bene il mio sogno lucido, sotto l’infarto della paura e le dita spelate.
Ho toccato la sua sfera accecante, accarezzato la luce, eccolo, vai lassù, non so dove ma tu si: punto perfetto del vetro cosmico.
Una risata incontrollabile ha reso le stelle, farina. Un universo, una fessura, un albero sbucciato fino al moto del cuore e lì sotto, un tamburo che scrolla le vene .
Non sono più quello che era di me, una borsa, un cappello, un quaderno disossato, favole incise nelle guance, uccelli che beccavano le strade.
Chiedo poco, ora che il sogno è partito.
Essere quel qualcosa che non sono io, un respiro fitto di animale, un silenzio rincuorato dalla pace.
Un’aria sospesa intorno a tutto ciò che è vivo.
Un abbraccio che tiene i lembi dell’assenza.
Si è soli appesi sulla grazia.