C’era una specie di età dell’oro coperta da un manto di caos. Arrivavano le contrazioni e quando il sangue si strizzava veniva al mondo una poesia fumante, perfetta da farci forse una virgola di correzione.  C’erano lettori, serate, occhi che ascoltavano, bocche che guardavano. Una poetessa gigantesca che ci vegliava senza averlo saputo mai. Forse da lei ci colava quel profumo addosso. Fermenti inconsulti ma anche un ordinato processo che allora non riconoscevo come tale. Ora le poesie hanno una ventina di anni non lunari ma terrestri, non sono entrate che in qualche piccola pubblicazione, sono dense di cose immaginifiche che ora non mi appartengono più ma in qualche modo si aggirano nei meandri uterini del mio scrivere. Hanno gli anni delle ragazze con le gambe lunghe, i capelli sciolti.  Gli darò un posto fresco qui dentro in mezzo ai pettini e ai cappelli di paglia. Hanno una sorellanza poco baldanzosa con questo blog ma siccome sempre di sorellanza si tratta, le gambe prometto di non fargliele coprire. E poi sono per le famiglie numerose, che volete farci.

FIORI BIANCHI

LO SCHELETRO DELL’ACQUA

SETTE POESIE

CHINCAGLIERIE