ATTO 89

Le gambe escono dagli occhi, le mani bruciano i capelli. Il petto esce di strada, fa il fuoco d’artificio, allaga l’asfalto. Il respiro è una chiesa gialla, mi siedo. I piedi stanno alle guance come le ginocchia alle mani. La schiena fiorisce sempre, non vista. Il volto si spoglia, si veste, non sa fare le decisioni. La bocca frana sulle labbra fresche, appoggia la notte. Le unghie lisciano i cuscini, infilano le crepe, desiderano ospiti. I polsi fanno il morto e guardano in su. Il sangue cola sopra gli uccelli in volo. Il naso si spolvera alla fine dei marciapiedi. Le spalle hanno erbe selvatiche sotto le dita. La lingua sbocconcella il silenzio, picchia la gola. Le ciglia spengono candele. Un orecchio parla all’altro, e sbriciola qualcosa nella benda. La pancia è una noce di mondo. Il seno gioca continuamente. Le braccia hanno l’incavo vuoto del tenere restare stringere qualcosa. L’ombelico cerca qualcuno. Il collo aspetta sulla nuca. La fronte vede fili lontani. Le palpebre reggono qualcosa, a fatica. Le ossa navigano, allacciano le terre. La pelle è fitta, sgombera l’amare grande.