ATTO 137
Ai Devo fare.
Alle lenzuola da cambiare, la spazzatura da buttare, i piatti da lavare. I piccoli. I concreti. I minuscoli. I trascurabili.
Lo scrivere che fa bene, qui dentro ad esempio, e va fatto cosi, perchè si deve, e punto. Va fatto per me, cucinarsi un piatto, lavare i denti. Senza pensare cosa e come e perchè. Farlo diventare un gesto del corpo, attraversarlo , farlo, stare ed esserci, e punto.
E allora quando sento che ho sbagliato e non dovevo scrivergli, perchè tanto so che è improduttivo e devo imparare una volta o l’altra a rispettare le leggi dell’economia, riposati e torna alle cose che devi fare, che dovevi fare da tanto tempo. Tuffarti nel fiume delle parole che sono tue e non lo sono mai state eppure ti parlano e hanno sempre un significato anche se non lo vedi. Lo sai che c’è e questo è tutto, scrivi e il resto verrà. Fai ciò che devi e il resto verrà. Non condannarti e ogni sbaglio, (se così si possono chiamare le trasgressioni alle leggi dell’economia) si tramuta comunque in pastura che concima il sangue caldo nelle vene dei giorni.
C’è una dolcezza, una specie di dolcezza impercettibile, quando ci si accetta cosi come si viene, anche negli scatti d’azzardo, sapendo bene che tutto è azzardo nei movimenti maldestri dell’amore, i miei in particolare. Eppure posso andare comunque avanti mentre cerco nel mirino il punto preciso del globo, l’equazione perfetta di meridiani e paralleli in cui tutto arriva con facilità, gioia e anche perchè no, un pizzico di gloria. So che c’è quel punto all’incrocio delle aree e dei perimetri celesti e terrestri. Ci passeggio intorno a volte e lo scanso e poi tiro giù il manuale dalla libreria e vado a rileggermi il postulato. Mi fa bene sapere che il manuale è lì. A portata di mano e di occhi. E poi i piccoli. I concreti. I minuscoli. I trascurabili. I piccoli dolci quieti Devo fare.
Adesso ricordati che hai da scrivere un’estate, fosse anche solo il canto delle cicale assordante.
Cambia le lenzuola, butta la spazzatura e lava i piatti. Poi amati tanto, ama tanto la Me che sei e tutti i rivoli e le sorgenti del riso e del pianto e del vuoto e del pieno e l’orrendo e il perfetto dei tuoi rami e del tronco.
Lo so che non basta ma oggi basta cosi.