ATTO  136

Benvenuto al mese del mio cuore.
Alla scuola che finisce, ai “grandi” delle mie due quinte che se ne vanno, alle domande pungenti sui corridoi che presto saranno vuoti: avrò fatto abbastanza per loro? Avranno sentito il calore di quel seme, almeno per un momento? Sarò stata uno strumento per una parola viva, una parola che apre e smuove, che incuriosisce ed emoziona?
Quante cose avrei potuto fare con loro, potevo fare più poesia, essere più creativa, farli scrivere ancora di più, le conosco quelle correnti del dubbio di un’insegnante, quelle domande, quella stanchezza e anche quella gioia piccola e grande, di sapere che poi a un certo punto la pagina si chiude e si va verso la grande grandissima, la smisurata estate che si spalanca e porta una specie di silenzio pieno di spighe che frusciano e ti sussurrano che tutto è andato benissimo cosi, come doveva andare.
Tu ancora smisurato non sei, eclatante neppure, tu sei ancora dolce giugno del mio cuore, il sabato del villaggio pieno di spazi che si aprono decisi eppure lenti, sotto le cento cose che finiscono, gli impegni che si chiudono, e la nave cambia la sua rotta infinita e ti porta un tempo di albicocche e sere lunghe, notti tiepide, vestiti leggeri e scarpe aperte e giorni larghi.
Lo so che mentre mi abbracci la faccia mi ricordi che abbiamo passato tanto e attraversato un altro inverno. Anche questo inverno, e le sorprese nei solchi della sua noce e abbiamo finito per amare tantissimo anche quel buio che alla fine la primavera era troppo improvvisa, e io e tutte le altre presenti e passate crescevamo lentamente lì sotto come una foglia appiccicata al ramo, coi suoi misteri quelli grandi invisibili e i suoi pezzi ancora piangenti, ancora strappati, e ci siamo presi la stagione di quei corpi d’amore che dovevano ancora tornare a inzupparsi di bellezza e di distanza e goccia a goccia e pietra a pietra . Sempre esposti alla tempesta del vento. Sempre.
Caro giugno, tu la sai la strada per tornare. Per partire. Io so che tu sai che io so.
Lo senti cosa voglio, giugno del mio cuore, ora che non c’è più niente e ci sono le decisioni grandi issate a prua , e non affonda più il mio petto nella trama grossolana delle ossa senza direzione? Voglio solo entrare dentro la musica della tua luce e vedere dispiegarsi davanti ciò che arriva, senza che debba fare più niente.
La meravigliosa resa delle immagini.
Sono qui ad accoglierti giugno, ti aspetto tra gli alberi verdi con la mia radice avviluppata al muscolo del cuore, e poi mi porti tu dove devo andare , nei luoghi da raggiungere, nelle parole da scrivere, nei viaggi da camminare, nelle persone da abitare.
Ho bisogno di tutto quello che porti di tutto quello che sei, giugno del mio cuore.
Non dimenticarti l’azzurro.
L’azzurro anche da solo può bastare.