Sogno d’inverno
Del lungo vagare tremolante
mi rimase come una visione
la Gran Coppa che negarono
in sogno alle mie labbra.
Fu come aver veduto la Gran Stella d’Israele
sopra il lino bianco di un altare.
“Tu- mi dissero grandi mani accalorate
sei enorme come una donna nera
e andrai cercando dove si vendono le piume
i semi siderali del tuo Dio”.
Era certo una frase di mistero
per il mio acerbo, molto assetato umore
eppure s’era acceso il sortilegio
a divaricarmi il cuore.
Mi girai come d’assalto
nell’intreccio delle ali ancora accese
a me quell’oro caldo non lo fecero mai bere.
Perché non posso assolvermi alla quiete universale
se ogni religione tiene un agnello in pugno?
Così finiva il sogno,
non se se vidi davvero un cartellino
con la scritta “uscita”, avevo perduto,
e ancora il Graal lo sento picchiare di notte
dentro le mie dita.