ATTO 45
Salgo le scale in una foschia di trentacinque gradi. Finestre aperte. Poche voci lontane. Il corridoio. Il verde acido delle pareti mature. I miei passi che fanno il rumore sordo. Le giacchette dimenticate ai ganci. I resti di cartelloni. Questa scuola è il mio corpo elastico. E’ tirato al massimo. E’ un corpo gigantesco da cui sto per sbalzare fuori piroettandomi fuori come una molla. C’è l’estate che mi tira la gonna. Il sole che mi divarica. Non ho più niente da lasciare qui. Ho svuotato gli armadi con una furia gioiosa di eliminarmi la pelle. Di sbucciarmi le dita spolverarmi le ossa. Ho una stanchezza sciolta di albicocca. Ci sono i settembri i natali i freddi e gli umidi qui dentro. Le voci ad accogliermi “Claudiaaaaaaaaa!” I loro passi veloci, le loro parole a grappolo, il loro mostruoso intollerabile rumore. Le trame del lavoro, la lana del viversi vicini a fianco e annusarci ogni giorno, come i mobili l’anima delle stanze. I loro ventiquattro corpi, il mio corpo unico. Il mio latte e la loro fame. E poi la mia fame, la mia tristezza confinata ai muri, i voli sbalzati della gioia in cose venute bene, i milioni di minuti operosi che mi nuotavano attorno, i segni marchiati vivi della mia troppa fatica. Le bolle viola delle cose mancanti, che avrei voluto fare e non ho fatto. I visi così nuovi ogni giorno e gli sbuffi incarogniti del mio stomaco. Le dolcezze invisibili,i bigliettini inaspettati. La dannata fila che odio e vi faccio odiare. L’ordine finto della cattedra davanti ai genitori. La polvere dei gessi colata sui capelli, le carte sempre da raccogliere. I nostri palpiti segreti che conosciamo solo noi, quelli sussurrati, le piccole magie, le bocche aperte a bere le storie. Gli ultimi giorni in cui ci arrendiamo tutti al tempo che si sfalda e ha finito la strada.
Maestra portiamo le sedie in giardino?
Dai oggi leggiamo fuori.
Ma perchè non ce la fate mai a fare un po’ di silenzio?
Vi ricordate quando siamo usciti in pieno inverno e il sole della mattina faceva uscire il fumo dalle cortecce?
E quando ci hai portato fuori con la neve?
Tocca me?
Ma io sarò emozionato a leggere davanti a tutti.
Enneerrequdì. Non Rispondo a Questa Domanda.
Maestra se sei nata a fine giugno vuol dire che non posso farti gli auguri.