ATTO 49

Piove sulla piazzetta suggestiva del Barrio Gotico dove abbiamo la stanza. Credo di non aver mai visto Barcellona sotto la pioggia. Solo poche ore fa, qui in mezzo ai tavolini venivano quattro ragazzi a far lo spettacolo delle sei e sentivamo gli applausi dalla finestra.
I sandali aperti mi si impiastrano di acqua. Ultime raccomandazioni al ragazzino che tira la valigia e mi cammina di fianco: un’entità estranea vicina schizzata amorevole indomita pungente che presumibilmente è mio figlio.
Devo tutto al compagno che ha tenuto le fila con robustezza di questi giorni spagnoli sanguinolenti. Li ho guardati a lungo parlarsi vicini nelle interminabili camminate.
I turisti ci passano addosso con mille sacchetti, le strade buie, le voci infilate in ogni angolo, l’odore di una città che ha finito per incollarsi addosso come una partitura dolciastra. Sto per andarmene e stiamo per salutarci non so bene come, ai bordi di un marciapiede probabilmente. “E dopo centomila ore non c’è un minuto di più”. Sono diventata una pioniera dei massi di vita quando si spostano, e non fanno più rumore. C’è stato tutto prima, nella gola del processo geologico, nelle zolle delle viscere, nei muscoli delle mutazioni.
Arriva con la macchina suo padre e la compagna e una sorellina di nove anni. Gli basta uno sguardo per farsi mettere in mano il telefonino dannato, accidenti a me che io ci dovevo litigare per mezzore intere. Saluto la compagna e le dico che confido in lei, una frase che più ridicola non esiste. In qualche modo sa cosa voglio dire e ciò mi basta. Abbraccio mio figlio e infilo la testa nel suo collo ancora per un centesimo di secondo. Quando abbraccia, lui chiude gli occhi e si appoggia reclinando la testa. No, che non è stato tutto inutile.
Quando se ne sono andati e attraverso la strada tra le pozzanghere, sento un ventricolo che si è messo a saltare, e gli ordino di rimettersi a posto perchè gli concederò solo un respiro.
Anche una foto scontata davanti alla fontana di Plaza Catalunya, può segnare l’inizio della nuova vita.