ATTO 41

Uscire stanca senza voler uscire perchè c’è una poetessa che non posso e non devo perdere. Una sala piena una donna piccola con voce di bimba. Un cielo scoperchiato e un salire di stelle dal pavimento, una tessitura di nidi dai piedi, è sera ma c’è aria di mattina improvvisa spaziosa della parola. Poi quando la luce si scardina devo tornare sulla macchina grande, troppo piccola per questa pelle stellare, e c’è chi dice che non la so guidare bene perché le marce vanno cambiate prima. Che vado troppo veloce e che così la macchina si rovina. L’alveare del mio mondo è questo. Farfalle che scappano dalle fenditure frusciando alla vocazione della luce, subito falciate a morsi freddi da quel bisogno di esercitare il controllo, di rasentare i muri bassi, di schiacciare la schiena ai cavalli. E lui che dice “Tanto prendi tutto come un rimprovero”. E io che penso ” E potevi darmi ancora un minuto…”