ATTO 29
I piedi che battono sul pavimento alzano la terra, dal soffitto sbalza dentro la luna arancione. Musica sulla luce balsamica a muro dei muschi: ogni donna riappare dalla creatura che è. Il tempo delle mani che stringono lo sguardo intorno al fuoco circolare: un enorme strato di pelle affettiva su cui si può poggiare ogni cosa, un piacere spazioso, un dolore d’affanno, una tristezza indicibile, una mente muscolosa, un parto di una nuova se stessa, un ruggito di ferocia matura. Le donne che danzano salgono da ieri e da lontano, si amano prima di essersi conosciute, si forgiano la sorellanza muscolare in torrenti d’acqua femminile. Se si vogliono bene hanno occhi medicamentosi. Danzare con queste donne mi fa bene, lascio gambe e collo, piedi e capelli, ginocchia e pancia, lascio i respiri, le madri numerose, le bambine morte e vive, l’acqua rossa e tutti i baci.