ATTO 115
Il 12 ottobre verso le sei di sera sono diventata una malata oncologica.
Il nuovo mondo si è aperto dalla finestrina di una mail che ingenuamente, ho aperto per leggere il referto di un esame istologico fatto qualche giorno prima.
Caro 12 ottobre, adesso ti metto qui dentro cosi ti faccio conoscere il mio sito di scrittura, le sue finestre e la sua aria leggera apparentemente ignorata dalla sua autrice , i suoi atti fermi, le maree i loro profumi un po’ sacri, le sue onde, le sue tempeste.
Ti presento la mia vita come era prima di te. Un sembiante mutevole e rotante. Un albero dalle foglie di carne, un tappeto di svolazzi, dolore sfilettato a scaglie umide, malinconie, paglia uscita dai cappelli di donne innumerevoli, a correre nel vento.
Caro 12 ottobre eravamo già cosi abituati a creare mondi e a perderli, a tuffarci, disperarci e uscire nella notte, senza nessuna direzione. A salutare piangendo chi si allontana. Ad accogliere ospiti improvvisi e amati da sempre. A riconoscere i visi abitati. Conoscevamo la guerra grande con quella punta d’orgoglio che può nascondere, e le battaglie piccole e infime, quelle senza nessuna gloria, ma solo pantano e fatica e fatica e pantano.
Alle sei di sera di una giornata limpida credevo ancora di poter stare in piedi sul filo in mezzo al nulla con quelle poche coordinate che mi erano rimaste, e invece il fragile e sacro mondo appena nato era già chino, migrato al basso delle ginocchia di pietra.
Un devastante ignoto senza filo da percorrere, un nuovo mondo senza meridiani, pieno zeppo di indigeni dalla pelle strana che urlano codici senza senso. Devo curarmi, ho delle metastasi ai linfonodi, chemioterapia, intervento, altre cure.
Caro 12 ottobre nel tuo nuovo mondo hai anche l’aroma strano che sorge al fondo della notte, inanelli una sequela di eventi che mi girano intorno sulla scacchiera luccicante, sento il rumore dell’alfiere, il passo della torre, e mi soffi al collo di guardarli bene mentre mi piazzi al centro perfetto della luce.
Caro 12 ottobre , mi scrivi tra le righe che chi è sano è solo diversamente malato. Lo so già. Ma io non so dove vado nella Situazione di vita, io conosco solo la Vita che è un cane che corre, un tappeto di foglie gialle, una nuvola viola verso il tramonto sempre piu freddo. E’ un Ignoto dove mi spingi a forza ancora una volta, con un tocco delicato davanti alla grazia del tutto e sgroppi via il peso di tutto ciò che non serve più, ora.
Ora si va leggeri e acuminati.