ATTO 112
Apro l’estate.
Parola più bella. Estate del corpo, estate del peso, estate del sangue. Cicale sulle rive dei tendini. Alberi che annusano le spalle. Uccelli a cantare sulle ciglia. C’è un cane che corre nel mio corpo, nel grano delle chiese gialle. Il respiro è sgorgato dal paesaggio, ha accordato il mondo, ha acceso il fuoco di seimila anni di occhi antichi, forse nemmeno miei.
La carne calda non si è addestrata a niente. Ti raccoglie solo le sillabe che colano sotto la bocca.