ATTO 107
Il sonar che mi ha fatto percorrere i fondali senza salire alla luce a volte si spegne e la grande balena umanoide spinge potentemente verso il pelo dell’acqua perchè possa uscire a ricordarmi di respirare.
Il cicaleccio delle mie piccole vocianti numerose teste, mi ha ricordato che sono umana pur nel blufango marino e che sostanzialmente poco mi importa di tutto il rumore ora.
Il volo trema e si impiccia nei fili ma comunque, di volo si tratta. Volo nato dal fondo del mare.
Al coniglio impaurito, alla balena, al volo impicciato nei fili, porto una donna a forma di conchiglia.
Credo non mi serva niente più del mio esistere.
Non voglio essere niente per te, per nessuno, finché la forma non mi parlerà alle orecchie azzurre profumate di vento e mi appoggerà la biblioteca del sapere su un ritmo di canzone. Ritmo inzuppato delle viscere.
Nessuno conosce il canto, perché è il mammifero che mi batte in tutta la memoria.
E lì dentro c’è chi ero, chi sono, la donna tempesta che sarò domani.