ATTO 65
Insegnare è costruire una città. Una continua danza tra una visione e una edificazione. Una lotta forse, tra un ingegnere che fa progetti astratti e un artigiano che impasta i mattoni sporcandosi le dita ogni giorno. E tra queste due esigenti personaggi dalla personalità fortissima, si sono aperti i canali di un tempo largo e severo, che si allungava come un elastico enormemente dilatabile e poi si stringeva improvvisamente di fronte a improrogabili scadenze.
La città è cresciuta nel tempo e si sono costruiti degli edifici importanti che via via hanno costituito dei veri e propri centri di raccolta, costruzioni solide dal nome chiaro e ben definito.
Insegnando lingua italiana, il nome che questi potrebbero avere ad esempio sono: “Lettura” “Grammatica” “Scrittura”. Grandi costruzioni cresciute lentamente, pezzetto dopo pezzetto, fatte di polvere, chiodi, terra, cemento e aria che asciuga. Notti di sedimentazione e giorni di sudore. L’ingegnere con supponenza stava alle calcagna dell’artigiano che in parte lo odiava, e loro due in qualche modo dirigevano le schiere di mani che portavano su la terra dentro i grandi sacchi. Qualcuno porta dentro qualcosa , qualcun altro prova a usare gli elementi nuovi, qualcuno sbaglia e procede, qualcuno affina gli strumenti, qualcuno integra e apprende.
E così nel caos generale di una città che nasce dal nulla, i grandi edifici salivano in altezza e il loro peso consolidava le fondamenta e cambiava il paesaggio dell’orizzonte. Quegli alti edifici davano sicurezza agli abitanti, perchè nel mutamento affaccendato delle giornate loro sapevano che potevano trovarli sempre allo stesso posto. Sapevano cosa aspettarsi entrando lì dentro. Sapevano che aria profumava le stanze e si erano abituati ai colori delle pareti. Cose sempre diverse ma sempre uguali.
E poi da sempre e per sempre, una città sono i suoi abitanti.
Gli abitanti sono cresciuti qui dentro e sono adesso una cosa diversa da quando sono arrivati.
Hanno comportamenti variegati ma la grande anima delle loro azioni sono i valori. I valori sono il soffio che li spinge dolcemente verso la vita che vivranno altrove, quando partiranno da questa città. I valori di una città sono valori espliciti che, sia dentro che fuori dagli edifici sostengono il loro pensare e il loro viaggiare. E sono valori condivisi, setacciati, conciati, gridati per le strade o semplicemente sussurrati alla luce fievole dei crepuscoli.
Sono diventati un pò il respiro delle loro cellule. La Conoscenza per esempio è un valore in questa città, un valore proclamato ed esperito e ciò che ci auguriamo è che sempre possa muovere i passi di questi abitanti.
E infine, la connotazione chiave di una città è la sua lingua. La lingua è una creazione vivente. Le parole sono le vene e le arterie del loro corpo gigante di abitanti , la loro comunicazione.
In questa città non si parla solo una lingua universale si parla una lingua che è divenuta una maglia affettiva, una coperta, una vela, una casa. Ogni abitante conosce le parole di questa lingua che è la loro unica e speciale connotazione. La città ha offerto una moltitudine di esperienze che si sono tramutate in parole che fuori di qui sarebbero diverse, sarebbero un Altrove.
Presto gli abitanti se ne andranno da questa città.
Anzi, il fine ultimo della costruzione di questa città non era accoglierli, ma trasportarli.
Gli abitanti partiranno e da qui saranno tirati da mete lontane che qui hanno provato a intravedere.
La città sarà abbandonata, lasciata erodere dal vento e la sabbia.
In qualche modo gli abitanti la porteranno dentro di sè . Si è sciolta si è frantumata si è sminuzzata. La città è diventata una parete del loro essere.