ATTO 63

Il filo non esiste e stranamente è più vivo che mai. Ogni cosa è unita a ciò che non è ancora cosa, ma esiste sotto forma indefinita. Io guardo il filo come si guarda una notte stellata, lanciandosi in un mistero che è certamente grande e probabilmente bello. Anzi, indubbiamente bello.

Il filo non si vede, solo le cose si vedono, ma nemmeno tutte, alcune non si vedono eppure sono comunque parte del filo.

Alle cose ho dato molta importanza, troppa decisamente, in realtà era il filo che mi interessava. Le cose che erano fuori estranee se ne sono andate, semplicemente. Le cose che sono rimaste hanno mutato la natura stessa del filo, la sua consistenza e quindi sono servite tutte, ognuna nella sua specifica natura.

Io so che questo filo unisce cose che non si conoscono, cose che non si parlano, cose che non si guardano, eppure sono da lui e in lui collegate.  Nel filo diventano significato e trasmutano, vivificate. Tornano in forma nuova.

Cose diverse e lontane pullulano in punti remoti, sono tutte carnose e irrorate da una energia tremenda di possibilità. Il filo non è più corda e la vita non è più un equilibrismo tra me e le cose. La danza tra qualcosa di me e il filo decreta lo spazio tra reale e possibile.