ATTO 23
L’uomo con la tuta nera corre portando una barella in mezzo alla polvere, voci concitate poi qualcuno fa un applauso e lui continua a camminare come se potesse correre, poi si sente la sua voce mentre si abbassa verso la barella “Lei è salva signora, è salva.”
Il corpo sdraiato è appena uscito dalle macerie ma il potere delle parole dopo quello delle mani, le restituisce la vita. Le restituisce lo spazio che quella donna torna a occupare. Arriva la parola e torna la vita. Come sarebbe stato debole riprendere a respirare senza nessuno che ti vede. Senza nessuno che ti ricrea. Senza nessuno che non ti vede solo viva, ma ti vede salva.
Sarà questo il potere terribile delle parole che possono renderci così unici da farci scoprire chi siamo. Da farci nascere in un istante. Cesoie che spaccano meravigliosamente il pensiero liquido e tracciano di netto la nuova direzione.
Non l’ha solo salvata ma le ha detto “E’salva”. Una piccolissima differenza cruciale.
Ecco mentre mi alzo per spegnere la tv mi sa che mi sono salvata pure io.