Ossa

In una sassaia
rinchiusa,
salate come un inferno
di pietre
queste ossa mie senza scampo.
Da un sentiero di nubi perenni
a volte intravedo la cima
pulviscolo di Dio
che può nutrire la mia morte.
Tutto si scioglie:
è un’acqua che di libertà
mi acceca.
Allora inizia a grondare
il mio passo d’uccello,
ogni piuma si fa zampa
e il rettile si frantuma
in umana pupilla:
pelle di pianeti sulle mia ciglia.