Da una grotta di silenzio lascio entrare la luce,
raggio d’inverno bianco,
in questo antro alle sorgenti della terra .
Da un passaggio nella geografia,
da un patrimonio di boschi sotto i piedi,
da un sentiero minerale,
è uscita questa grotta a chiamarmi col suo sibilo di pietre.
Sto conoscendo un canto
che non sapevo,
un battito di ascolto talmente profondo,
una giada
che si sfoglia dentro il petto:
il mio respiro sorge da questa danza nuda.
Le parole sono ferme a grani davanti alla porta
le guardo prendere la pioggia,
intrise di tutto il vuoto costellato,
aperte sotto il respiro della neve ,
sotto l’estuario silenzioso delle stagioni.
Sento il respiro delle anime forti
soffiare dietro la schiena,
il dolore esce come una cera
dalle pareti di questa grotta:
posso bagnarmi con ogni cosa.
Al suono delle gocce
mille figure crepitano nelle retrostanze,
una danza di donne in cerchio che mi somigliano:
sono stata tutti quei personaggi
e non sono nessuna di loro.
Ascolto
colpi puri di risate
che richiameranno al mondo
il presagio ora gelido di luce,
e purificata sarà l’anima del quarzo
dentro la nascita cosciente
dell’acqua primaverile.
Leggera la mia gonna uscirà dalle rocce
con tutto il silenzio stellare,
restituite alla pace tutte le pietre
tutte le spine della genealogia,
le mie braccia nella luce color d’aria
finalmente a prendere lo spazio a mani piene.