ATTO 82

Se un pomeriggio di un giorno freddissimo verso le ultime luci, la donna sta aspettando qualcuno a un tavolino rotondo di un bar, guarda fuori le macchine e la gente passare e poi butta la bustina in una teiera bollente, e poi quel qualcuno arriva e lo fa accomodare di fronte a lei, lui si toglie il giaccone e poi si siede e tende le mani per salutarla con gli occhi acquosi e le prende a parlare con la sua voce grave e le sue pause lunghe, e le dice che sì, tristemente, adesso è deciso sicuro, che la Signora lo viene a trovare sempre più spesso e la Signora è la morte, e lo lusinga ancora e tanto, specialmente la notte e lui ha deciso che allora si toglierà la vita e non si può più fare niente di diverso, che è così e gli dispiace ma non può fare più niente, e allora la donna gli dice ma brutto stronzissimo uomo nevrotico non ci pensi a tua figlia a come le spacchi la vita e allora lui le dice, disperato, che si, e si asciuga la bocca dove gli è arrivata una lacrima che gli è scesa da un occhio solo, e schiaccia la fronte sulla mano mentre la guarda desolato (rimane pur sempre un uomo bellissimo) e si avvicina per darle un bacio e lei si sente rabbrividire come se la Signora le stesse lisciando improvvisamente sulla nuca le sue labbra gelate e allora lui le chiede di perdonarlo se sta per chiederle una cosa, ma una cosa dolcissima e tremenda, forse, e lei allontana la sedia dal tavolo per ascoltarlo un po’ più da lontano, e le chiede di diventare la sua amante prima che lui si tolga la vita, e poterle togliere lentamente i vestiti e baciare il suo collo e toccare la sua pelle ed essere amato da lei, che è l’unica donna che gli piace e che desidera e le chiede il suo ultimo godimento possibile e la sua ultima felicità e lei gli fa una carezza lunghissima sui capelli brizzolati e si sente risucchiare a picco in quella scena e le viene, è assurdo, anche da ridere, e con gli occhi deve balzare fuori e guardare le macchine e la gente passare ed è iniziato a piovere e si sono accesi i lampioni, e poi dice no, non è possibile, questa è la scena di un film, l’incipit di un libro, la scena madre del romanzo, la chiusura di un sogno, e c’è di mezzo Bergman e Hitchcock probabilmente, e poi partirebbe una musica, falsamente sinfonica, con guizzi di stonature da compositore contemporaneo e poi uscirebbe a pieno schermo il nome del regista, grande nome, e lo scrittore a cui si è ispirato, ancora più grande, e poi allora la donna si alzerebbe dalla sedia e direbbe a lui “Andiamo”. E l’uomo, rimettendosi il giaccone la guarderebbe per dei secondi lunghissimi e andando verso l’uscita, sorridendo le aprirebbe la porta.