ATTO 11
Ci sono dei legami e dei rapporti a due che si muovono su un solo binario invisibile: una ragnatela a forma di cupola li sovrasta e nessuno scambio è possibile fuori da quella dinamica energetica. Sebbene la gabbia sia aperta nessuno dei due riesce ad uscire.
Quasi tutti i rapporti della mia famiglia si sono sanciti sotto la ragnatela.
Ho un fratello di cui ricordo uno sguardo adolescente mentre stavo salendo su un treno e lui rimaneva giù. Gli gocciolava una tristezza lancinante che mi è arrivata a strozzare le ossa, una frazione di secondo metafisico prima di vederlo chiudere la porta possente del castello in cui si è andato a imprigionare e da cui arrivano, da venticinque anni, le sue grida dolorose di pena che nessuno sente, nemmeno lui.
Siamo stati, solo poco tempo prima, due prigionieri dentro un’isola storta che presumibilmente doveva chiamarsi Infanzia.
Ci ho messo molto tempo a comprendere le ragioni della ragnatela e forse quel tempo non è finito ancora. Ci ho messo molto dolore a trascendere la stupidità della ragnatela e forse quel dolore non è finito ancora.