ATTO 77

Qualche volta sei apparso, uomo silenzioso. Gli occhi erano lunghi tessuti di storie. E la tua bellezza era tanta e la tua grandezza matura. Le dita trovavano sempre ciò che sapevano cercare. Ti sei fatto trovare sulla strada e io non avevo capito che eri tu, e non erano loro. Hai abitato molti visi. Hai fatto sangue ai tanti muscoli. Hai scavato la stretta salda delle mani. E poi uscivi e quelli rimanevano lì, da soli con se stessi e i tuoi vestiti e tu te ne eri già andato. E io come tutte le donne della terra rotonda, cercavo un fantasma. Sbattevo le ossa contro le ossa. Buttavo le lacrime giù nel mare. Staccavo la pelle di un morto. Era a te che dovevo arrivare, non a loro. E ti vedevo passare e fuggirmi davanti e rimanevo ferma ed entravo nel tuo sguardo potente e una chiamata a sorpresa da te mi giungeva il rintocco di un aroma lontano, una inconoscibile lingua d’amore, eccola, in un istante era mia, la intendevo la parlavo la soffiavo la potevo gridare, la lingua di tutte le pagine la voce di tutte le parole incarnate in un uomo e in quell’istante decidevi di essere per me e io decidevo di essere per te, e ci amavamo in un tamburo di danze su un enorme sole giallo notturno pieno di fili di parole e intorno al letto si allargavano oceani e l’uomo silenzioso per un’ora bianchissima si univa alla donna silenziosa nascosta dentro la donna della terra rotonda e intorno anche i fantasmi zittivano e ci lasciavano soli. Poi te ne andavi di nuovo e passavano anni e respiri di altri uomini e io a cercarti a cercarti nel fondo di tutto il silenzio in cima a tutto il rumore, e gli anni rifacevano la pelle e ti trovavo nascosto in una fibrillazione di musica, e ti scorgevo impazzita arrivare mentre uscivi a posare i sassi sul fuoco. E’ tornato di nuovo. La pancia prendeva a vibrare la campana arancione e i capelli gonfiavano il vento e l’uomo che appare si stabiliva come un albero. Grande sulla strada. Tuonava il coraggio dentro tutte le nuvole: riprendevano a correre. Fermavo tutto il nastro visibile e preparavo la culla alle fate, alle parole. Il mondo si gonfiava ancora schioccava dentro le costole. Allungavo le mani per sciogliere dentro le sue mani calde tutta la pelle. E così l’andare si è fatto pieno di respiri e apparizioni e soli gialli e mani calde e parole di fantasmi e parole che sono alcool di parole e l’uomo silenzioso appare e scompare senza dolore a sorridere alla donna della terra rotonda che si è fatta silenziosa diventata la sua.