ATTO 70

Ho appoggiato l’orecchio al suolo e la terra ha toccato le labbra: il cuore batte sottoterra. L’amore serrato si apre dall’interno e io conosco la dolcezza d’oro: estate. Un parto di centomila spighe sta per slegare l’aria e io sto fintamente tranquilla nella succulenza. Le mie tigri avanzano nelle sere rosa. Il cuore esce dall’acqua: è una palafitta. E’ vita cruda. E’ l’istante segreto nelle braci della notte calda. Non prendo niente: le mie mani stanno al di qua del cuore, si limano all’indietro dello sparire. Lui va avanti invece, nel piacere, nella festa della voce, col suo respiro bagnato dai frutti. Intuisce la selvaggia luce propria dello smeraldo, cammina morbido sulla corda, ridendo indovina ciò che è proibito: non si proibisce niente. Asciuga le viscere dei contrari. Giugno è la sua stanza tremula, elastica, il suo midollo, la sua sete di estasi lucide. Il mondo è connivente al misticismo totale dell’abbondanza.
Offro l’anima al sole ancora una volta.