ATTO 19
Buona estate. Passa una buona estate. E’ l’unica stagione che può essere beneaugurata: non si può dire buon autunno che razza di senso ha, è stonato, ridicolo. E invece buona estate si che funziona: è come dire buon viaggio, è come augurare una partenza felice, è un ciao gonfio di vento autentico.
Sono nata in estate e forse dev’esser stata una spruzzata ariosa dentro la memoria come prima chiazza di luce invadente, dopo che sono venuta al mondo.
E’ un tempo strano l’estate, un tempo che non ha eguali, un tempo dove tutto concorre, grazie al pennello scaltro che tinge le mie circostanze, alla dilatazione: un certo punto la scuola finisce. A un certo punto mio figlio parte. Ho dovuto costruire un tempio degno per questa tanto personale cosmica dilatazione.Arraffando come un cane, spaccandomi i denti sui marciapiedi vuoti mentre l’aria calda esplodeva di bellezza e giugno diventava il mio sabato del Villaggio.
Perchè è così l’estate, un sabato centuplicato e trasparente, che ti fa vedere l’universo parallelo da sotto le scarpe, le gialle spirali di ciò che è ancora possibile e non hai fatto perchè non c’era tempo, ma è ancora lì e ti chiama alto e stecco come un girasole.
Ti accorgi che di tempo ne hai ancora tantissimo e vaffanculo perchè ora ti ci dedicherai.
L’estate funziona se ti sei sporcato di sogni, se hai pensato di cambiare vita, se hai fatto almeno una notte sveglio, e hai incontrato qualcuno che non aspettavi. Porca miseria se le mie hanno funzionato. Alla grande.
Che poi è la stessa cosa di quando viaggi. Puoi viaggiare sempre ma un viaggio d’estate grazie a Dio, è più pericoloso.
L’estate ci vuole cambiati ci vuole esplosi, ci vuole felici in qualche nostro specialissimo modo.
Occhio: le ortensie raccontano un sacco di cose.
Buona estate.